La maglia caratterizzata da questo specifico template detiene anche una sorta di primato, poiché è stata la prima e unica jersey di una squadra di club a essere utilizzata per una gara dei Mondiali: nella finale per il terzo e quarto posto del Campionato mondiale di calcio 1934, disputata a Napoli, «la Nazionale austriaca fu costretta a cambiare maglia per non creare confusione con la Germania», «prendendo in prestito» le casacche azzurre del Napoli. La terza maglia, sul modello Alhena, spicca per la particolarità del colore giallo e il design effetto gessato embossato tono su tono. Sul finire del decennio, nondimeno, fu ripreso il tipico design dei decenni passati: lo scollo a «V» in tessuto bianco, dunque, tornò nuovamente in auge; non fu lo stesso, però, per il colore di polisini o risvolti delle maniche, realizzati, questa volta, in azzurro. Con colori e simboli della Società Sportiva Calcio Napoli si vuole intendere il complesso degli elementi, in primis, di natura visiva, ma non solo, capaci di contribuire a determinare e a veicolare l’identità sociale – e, dunque, il sistema valoriale a essa connesso – del principale club calcistico partenopeo. Con la caduta del regime comunista, iniziata nel dicembre 1990, il calcio albanese aprì i propri confini e i giocatori albanesi poterono giocare per squadre di club estere.
Nelle stagioni 1978-1979 e 1979-1980, le prime a vendere la comparsa del logo dello sponsor tecnico sulle casacche dei calciatori, le maglie per le gare casalinghe del Napoli erano azzurre, inclusi lo scollo a «V» e le estremità delle maniche, facevano eccezione, però, gli inserti bianchi collocati sulle spalle, che, partendo dal colletto, si restringevano giungendo al bordo delle maniche. A partire dalla stagione 1969-1970, fece la sua ricomparsa lo scollo a «V»: le nuove maglie erano totalmente azzurre, salvo uno spesso rigo bianco che, distaccandosi dai bordi, incorniciava collo e polsini (ovvero estremità delle mezze maniche). Le maglie delle stagioni 1966-1967, 1967-1968 e 1968-1969, invece, videro, per la prima volta, la comparsa del colletto azzurro, che, così come i polsini o le estremità delle mezze maniche, era ornato da due righini (1966-1967) o da un righino (1967-1969) di colore bianco. Game over per il “vecchio” Novara: in manette Pavanati e Bonanno. La prima metà degli anni cinquanta o, almeno, buona parte di essa fu contraddistinta da una divisa costituita da maglia azzurra con girocollo bianco e priva di polsini o risvolti delle mezze maniche; sempre bianchi, per contro, erano i calzoncini. La divisa adottata dall’Internaples era costituita da maglia azzurra, con colletto celeste, calzoncini bianchi e calzettoni azzurri.
Completavano la divisa, i calzoncini bianchi e i calzettoni, i cui colori, però, erano variabili. Quattro anni più tardi, però, con l’assunzione, da parte del club partenopeo, della denominazione Associazione Calcio Napoli, anche il celeste fu rimosso: vennero così fissati nell’azzurro e nel bianco i nuovi colori sociali, caratterizzanti l’identità visiva del sodalizio e rimasti, da allora, ssc napoli maglie immutati. Ci sarà inoltre il cambio di denominazione in Associazione Sportiva Dilettantistica Nardò Calcio. Associazione Calcio Trento-Caproni 1941-42 · Nel 1926, quando il sodalizio mutò il nome in Calcio Napoli, fu definita quella che sarebbe stata la classica tenuta da gioco casalinga della compagine partenopea, composta da maglia azzurra, pantaloncini bianchi e calzettoni azzurri. Sulla seconda e terza maglia c’è al posto dello scudo con lo stemma di Milan il logo del club rossonero. La maglia dell’Internazionale, invece, era blu notte con colletto e risvolti bianchi e sempre bianco era lo stemma del sodalizio cucito sul lato sinistro all’altezza del cuore. Tali elementi sono rappresentanti innanzitutto dai colori sociali – che, come ovvio che sia, caratterizzano e determinano le divise da gioco della squadra – e dallo stemma o logo della società. I colori sociali della SSC Napoli sono l’azzurro e il bianco, con un’evidente preminenza del primo, rispetto al secondo: non a caso, infatti, i calciatori del team, sovente, vengono indicati come gli «azzurri» e la compagine come la «squadra azzurra».
Il 12 maggio 2020 è stata presentata la maglia del centenario, che richiama la prima stagione ufficiale del Foggia del 1923. Sono stati reinseriti anche i laccetti bianchi. Nelle regioni interne si ha un aumento dell’escursione termica e sui rilievi gli inverni sono più rigidi. Gli Allievi Nazionali hanno vinto per cinque volte (1976, 1982, 1987, 1989, 1990) il Torneo Città di Arco e per due (1955 e 1992) il Torneo Internazionale Sanremo. Intorno alla fine degli anni quaranta, il club cominciò ad adottare anche divise che differivano sensibilmente da questo format, ormai divenuto tradizionale: per le stagioni 1947-1948 e 1949-1950, ad esempio, furono scelte delle maglie confezionate con un colletto classico, sempre, di tessuto bianco. Mario Pretto con la maglia 1947-1948 e Giovanni Ciccarelli con la casacca con girocollo dei primi anni cinquanta. Durante un ampio arco temporale, che va dalla seconda metà degli anni venti ai primi anni del secondo dopoguerra, la maglia del Napoli fu contraddistinta da uno specifico e costante design. La genesi del club partenopeo, infatti, affonda le proprie radici nel tempo sino ai primi anni del Novecento, quando, furono fondati a Napoli, prima il Naples Foot-Ball Club e, poi, l’Unione Sportiva Internazionale Napoli, quest’ultima sorta per scissione dallo stesso Naples.